Assemblea Generale – Maggio 2003

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CULTURA, CULTURE : QUALI MEZZI

La parola cultura è difficile da definire.  Quali relazioni hanno un colloquio la cultura e le culture ? In ogni modo la cultura e le culture sono componenti principali dell’identità della persona e fondono la democrazia.

La mia opinione non è di approfondire queste questioni, ma esaminare come garantire il rispetto della cultura, suscitare la creatività culturale e più generalmente ancorare una politica della cultura ai sensi dove la intendiamo al SEC.

Questioni di mezzi e di metodi.

Esaminerò successivamente, sotto l’angolo dunque dei mezzi e dei metodi, inizialmente la protezione della cultura intesa al singolare e al plurale quindi la sua promozione ; in altre parole la problematica della conservazione della cultura quindi la questione dell’accesso alla cultura e infine quella “della promozione„ della cultura sulla scena internazionale, il suo “marketing„ se questo termine può essere utilizzato. Questa breve comunicazione si iscriverà soprattutto nel campo storico e politico dell’UE in senso largo cioè dopo il suo allargamento che mantiene vicino.

1. La conservazione del patrimonio culturale

Il preambolo della carta dei diritti fondamentali dell’UE proclamata a Nizza nel dicembre 2000 enuncia che “cosciente del suo patrimonio spiritoso e morale, l’Unione si fonda sui valori indivisibili ed universali di dignità umana, di libertà, d’uguaglianza e di solidarietà…„

La cultura sotto i suoi diversi aspetti tanto filosofici, politici, architetturali, pittorici o etico costituisce questo patrimonio spiritoso e morale ; essendo la parola patrimonio preferibile a quello d’eredità che evocherebbe il troppo passato mentre il patrimonio si riferisce al presente ; ciò di cui l’umanità dispone oggi. In questo senso la cultura costituisce alla stregua dell’acqua o l’aria un bene collettivo.

Quanto all’aggettivo spiritoso, include il religioso senza tuttavia accennarlo esplicitamente a questo posto e ciò per rispettare la tradizione laica di diversi Stati membri

La precisazione chiesta qui, sotto il solo angolo della conservazione della cultura, consiste nel sapere se i mezzi sufficienti sono riuniti per preservare questo patrimonio, sul contenuto esatto e sul modo di conservarlo ; patrimonio che se venisse a scomparire, ridurrebbe quasi a nulla molto politico della cultura.

Questione preliminare poiché la questione della cultura è indissociabile degli oggetti di questo o di queste culture. Se la moschea di Kerbala in Iraq fosse stata distrutta dalla coalizione americano-britannica, questa distruzione di un alto luogo del culto sciita avrebbe sollevato la rabbia legittima della popolazione interessata ; di stesso quando una lingua scompare (molte decine all’anno) è un frammento di cultura che crolla ; quando Bartok solcava l’Ungheria per registrare canti popolari, il compositore tentava di salvare della dimenticanza ritmi, delle melodie. È una delle ragion d’essere dell’Unesco che di iscrivere al patrimonio mondiale questo o monumento quello e se occorre adottare le misure che impone la sua salvaguardia.

Questione dello stesso ordine, cioè questione che impegna la vita di una cultura, questo o Stato quello europeo deve egli rendere al paese d’origine tale obelisco che decora il posto della sua capitale, tale frammento di tempio che costituisce l’attrazione principale dei suoi musei ; in altri termini si deve rendere al paese d’origine delle opere “volate„ affinché rientrino rivitalizzare la cultura del paese d’origine ?

Ad alcune di queste diverse questioni che riguardano il contenuto di cultura da proteggere e sui mezzi per giungervi, elementi di risposta sono stati dati ad esempio al Parlamento europeo. Un esempio fra altri, la risoluzione del PE del 16 gennaio 2001 sulla protezione del patrimonio mondiale, culturale e naturale.

In questo testo il PE sottolinea quanto il patrimonio è un elemento chiave dell’identità delle società e della loro evoluzione e quanto è importante proteggere questo bene collettivo per potere trasmetterlo. In questo contesto il PE desidera così qu “a l„ futuro l’Unesco apre maggiormente la lista dei siti e monumenti classificati poiché finora si notano sovrarappresentazioni dei siti europei (30 % dei siti classificati si trovano in Europa) e più ancora sovrarappresentazioni della cristianità rispetto alle altre religioni, dei periodi storici rispetto ai periodi preistorici senza parlare della preferenza data all’architettura elitaria sull’architettura vernacolare. Oltre a questo giudizio espresso sul contenuto del patrimonio protetto, il PE a proposito della conservazione a dire il vero del patrimonio, chiede ad esempio che la professione “di restauratore„ sia riconosciuta e garanzia nell’UE, che gli Stati membri cooperino più strettamente per lottare contro il traffico illecito di opere di arte (argomento di attualità in seguito ai saccheggi gingillati dei perpetrati in Iraq recentemente). Il PE suggerisce anche che il patrimonio architettonico sia protetto alla stregua dell’ambiente in occasione di alcuni progetti pubblici o privati. Questo riguarda in particolare la questione sollevata recentemente in Francia dalle modifiche introdotte nella legge sulla protezione degli scavi e l’arresto dei cantieri, argomento che preoccupa giustamente gli archeologi. Trattandosi sempre delle forme di protezione del patrimonio, il PE propone in collaborazione con l’Unesco ed il Consiglio d’Europa, la messa a punto di un dispositivo giuridico e fiscale internazionale che facilita le forme di patronato che riguardano la conservazione del patrimonio culturale e naturale dei paesi dell’UE.

A proposito delle privatizzazioni, un membro della commissione della cultura dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, la signora Melandri ha presentato recentemente un progetto di raccomandazione relativo i rischi inerenti alla privatizzazione crescente dei beni culturali ad esempio in Europa centrale e orientale e recentemente in Italia. Fra questi rischi, il progetto di raccomandazione cita la vendita di terreni la cui ricchezza archeologica non è stata esplorata, la vendita di oggetti di arti sul mercato senza alcuna “tracciabilità„ come l’insufficienza dell’assicurazione privata dei beni culturali. In conclusione il progetto di raccomandazione invita il Comitato dei ministri a condurre un’indagine comparativa sul grado di responsabilità dell’eredità culturale implicato tanto dal pubblico che il privato e un’analisi dell’adeguatezza delle convenzioni esistenti in materia di fronte al fenomeno di privatizzazione. (Progetto di raccomandazione presentata dalla signora Melandri e l’altro il 10 aprile 2003 doc. 9788)

2. La libera partecipazione ed accesso alla cultura

Il patrimonio culturale non deve soltanto essere conservato ma potere vivere. In mancanza di partecipazione degli artisti e del pubblico alla cultura questa si imbozzacchisce.

  • la libera partecipazione alla cultura

La libera partecipazione alla cultura suppone, prima condizione, la libertà d’espressione fuori di qualsiasi censura ma non è così sempre stesso nelle nostre società aperte e democratiche senza parlare del clima d’intolleranza terribile che imperversa in alcuni paesi terzi (il caso dello scrittore Salman Rushdie per ex)

In seguito occorre garantire la diversità delle culture come citata all’articolo 22 della carta dei diritti fondamentali ; evitare che ci siano culture dominanti e predominate. Da questo punto di vista il rispetto delle minoranze culturali e delle lingue minoritarie o regionali è garantito da due convenzioni del Consiglio d’Europa l’applicazione di queste convenzioni si traduce con relazioni che parlano ad esempio dell’esistenza o no di programmi di televisione, di corso, di segnaletica stradale o anche di possibilità di utilizzare queste lingue minoritarie nelle relazioni con le autorità pubbliche. Queste relazioni sono oggetto di raccomandazioni agli stati dominari la partita alle convenzioni. È molto spiacevole che diversi Stati membri dell’UE non abbiano ancora ratificato queste convenzioni (in particolare la Francia, il Belgio).

Infine quanto al rispetto delle religioni e delle convinzioni (fonti d’ispirazione delle culture) è importante che si garantisca anche, ma nel contesto della laicità, una laicità del resto rivista nello spirito ad esempio della relazione consegnata nel 2002 da Régis Debray, cioè una laicità neppure d’indifferenza ma d’intelligenza riguardo al fenomeno religioso, cosa che dovrebbe condurre all’insegnamento della storia religiosa nell’insegnamento secondario.

  • l’accesso alla cultura

La cultura non deve essere riservata ad alcuni e qualsiasi discriminazione deve essere combattuta in questo dominio come sul piano economico e sociale (articolo 21 e seguenti della carta)

Generalmente l’abolizione delle discriminazioni fondate sulla razza, il genere, l’orientamento sessuale possono soltanto favorire un’espansione ed un arricchimento culturale.

D’altra parte la cultura deve potere essere accessibile i più privati al ciò che implica uno sforzo di solidarietà della società, sforzo che è ancora lungi dall’essere compiuto se si pensa che anche l’istruzione minima obbligatoria, preliminare a qualsiasi accesso, a qualsiasi curiosità verso la cultura non è garantita ai figli delle famiglie molto povere, dei profughi o delle Comunità Rom ad esempio (il tasso d’assenteismo scolastico è più elevato di quanto lo pensa generalmente) altro esempio : perché i prigionieri sarebbero privati di cultura, uno dei migliori mezzi di reinserimento psicologico e sociale (purtroppo così di rado offerta in mancanza di mezzi e d’attenzione) ?

Lo misura la cultura è una componente della dignità e della cittadinanza della persona ai sensi pieno. Ma se occorre garantire questa dimensione della dignità umana, il combattimento per tanto non non è guadagnato poiché la cultura sul piano mondiale è oggi minacciata “marchandisée„.

3. La promozione della cultura libera

La parola promozione è a doppio senso : è applicato a queste campagne pubblicitarie e commerciali di vendite di oggetti o di servizi a prezzi bassi e purtroppo la cultura rischia di cadere alle mani di alcuni méga-gruppi economici che appartengono al mondo dei media. Occorre dunque stigmatizzare questa minaccia e condurre una vera strategia economica a favore della cultura libera, una promozione di un altro tipo.

  • resistere alla promozione commerciale della cultura

Senza entrare nel dettaglio dei negoziati commerciali multilaterali, le condizioni di produzione e di scambio degli oggetti di cultura vi appaiono. I difensori del libero scambio invocano il ribasso dei costi, la censura indiretta che implicherebbero gli aiuti ed il fatto che i veri talenti ne non avrebbero affatto bisogno….

Ma che non vede qu ` da considerare la cultura come una semplice merce si

rischio l’uniformità, la perdita delle identità, l’occultamento dell’inventiva breve la sostituzione dell’intrattenimento alla libera cultura

  • una strategia europea “proattiva„

Di fronte alle sfide, solo una strategia europea può salvare la cultura di queste gravi minacce e così facendo la nostra identità culturale europea e le nostre identità particolari.

Già la Commissione ha predisposto molti programmi che non si farà qui che ricordare Raphael per la protezione del patrimonio, media per il cinema, Ariane per il libro (la difesa del prezzo unico anche) televisione senza frontiere (40 % normalmente di film europei ; pubblicità relativamente controllata ; protezione dei bambini) le capitali della cultura, ma il bilancio europeo della cultura, 500 milioni di euro circa, cioè un mezzo % è molto limitato.

Per attuare una strategia europea della cultura, il PE ritiene che deciderebbe, che sa anche che 7 milioni di persone lavorano in questo settore particolarmente inventivo in Europa :

  • di aumentare il volume del bilancio comunitario (verso 1 %) e dei bilanci nazionali in questo dominio
  • di accordare vantaggi fiscali più ampi al patronato
  • di fare accesso alla cultura un vero diritto alla cultura e favorire lo sviluppo di uno spazio europeo della cultura e la situazione degli artisti (riservare loro spazi di lavoro nelle sodaglie industriali per ex e uno statuto per qualsiasi comparabile a quello degli intermittenti dello spettacolo in Francia, statuto stesso minacciato).
  • di accompagnare da sanzioni la mancanza di rispetto di alcune norme (con ex le quote di film europei)
  • di sostenere la recente dichiarazione universale dell’Unesco sulla diversità culturale che mira all’adozione di una convenzione internazionale in questo dominio

Conclusione

La cultura o le culture di ogni specie costituiscono il crogiolo dove si forgiano le identità e in gran parte la democrazia. Non è sorprendente poiché la cultura esprime i valori estetici ed etici di ogni individuo, gruppo, generazione.

Quindi garantire la conservazione del patrimonio, garantire l’accesso di tutti alla cultura ma anche promuovere una cultura libera ed inventiva di fronte alle minacce “di commercializzazione„ è altrettante sfide principali per noi tutti ed il SEC in particolare. Ma, è spiacevole che la convenzione sul futuro dell’Europa non abbia portato nulla realmente nuovi sull’argomento. Infatti cosa si può leggere così com’è attuale del progetto di costituzione altrimenti che la cultura, l’istruzione all’articolo 15 del progetto appare sempre secondo la fraseologia scelta fra “i domini d’azione d’appoggio„ dove sono condotte soltanto delle azioni di coordinamento, di complemento, d’appoggio tra gli Stati membri che conservano – complementarietà che prevale l’alta mano sul contenuto e l’ampiezza o l’inverso delle politiche culturali. L’unanimità continua a prevalere in questo dominio in altre parole il rischio d’immobilismo di fronte all’audacia senza complesso dei commercianti di cultura al ribasso. Di qui per concludere il ruolo di un’associazione poiché la nostra ne non è affatto una numerosa che sia presente in ciascuno dei nostri paesi quando c’è dibattito e sul piano europeo per difendere la politica della cultura senza la quale non c’è dignità dell’uomo e di dialogo possibile tra gli umani.

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