LA DIFESA EUROPEA
E LE SUE AMBIGUITÀ
Conferenza del generale Jean COT
D. LEROY
Seconda parte della conferenza | Questioni
Questa mattina, abbiamo il piacere di ricevere nuovamente il generale COT su proposta del medico TAPPREST.
Il mio generale, il vostro primo intervento, che riguardava le relazioni NATO, ha avuto luogo la 13/11/1999. Da allora, 10/11 anni sono passati e penso che la vostra posizione sui problemi della pace e le vostre proposte abbia dovuto evolvere
I è molto importante per di saperli quale è il differenziale tra queste due date.
Molti eventi si sono prodotti e, per voi, l’evento importante è, nel 1989, la caduta della parete di Berlino. Voi detti, peraltro, nel vostro lavoro sulla pace, che il crollo della Tours a New York non è principale, ma secondo, come pure l’elezione del nuovo Presidente americano, OBAMA.
Perché il SEC si interessa alla pace ? È nei suoi statuti ed è uno dei temi principali della nostra riflessione, dunque siete esattamente al centro delle nostre preoccupazioni. Ho trovato, nel vostro lavoro, questo miscuglio felice d’ottimismo e di pessimismo di cui avete fatto una lega che, in fine, è perfettamente dinamica. È ciò che lo ha interessato e colpito.
Il generale COT è stato comandante in capo della Forpronu in Bosnia ad un’epoca gravissima, dopo il generale MORILLON. È stato portato a prendere decisioni in varie situazioni estremamente interessanti per il nostro argomento.
GENERALE COT :
Non ero dopo il generale MORILLON. Era il mio capo di stato maggiore quando comandavo il 1o esercito, egli comandava in Bosnia ed io comandavo la Forpronu per tutta l’ex Iugoslavia. Quando è partito è un compagno belga che lo ha sostituito ; non sono il successore di MORILLON.
Sono un vecchio soldato, poiché sono in pensione da un po’di tempo. Mi ho fatto soldato, un po’di modo contingente, poiché, quando avevo 10 anni mio padre è stato germogliato dai tedeschi, nell’alba, non lontano dal Riceys, ad Amélie Saint-Père, e, nel mio subcosciente di bambino, certamente, mi sono detto, mentre non avevo soldati nella mia famiglia, che non era concepibile che simile dramma – la seconda guerra mondiale – ritorni ancora. Ho dunque deciso di farmi soldato, alla grande stupefazione di mia madre e del mio ambiente.
Sono un fante, non so fare che quello : andare. Ho avuto la possibilità, nel mio lavoro, di comandare tutto ciò che si può comandare : una sezione, una società, un reggimento, una divisione, un esercito e, per terminare Force di Protection delle Nazioni Unite in Jugoslavia, la Forpronu. Credo di avere fatto ciò che avevo desiderio di fare, e, quando si sono fatto ciò che si avevano desiderio di fare, ci si può girare in modo pacifico sulla propria vita in fine di percorso.
Da quando sono in pensione, ho fatto molte cose. Sono stato professore 3 anni all’università di diritto di Reims, “professore supplétif„, ed ho molto amato. Ho fatto decine e decine di conferenze sui temi più diversi : l’Jugoslavia, l’ONU, ecc.… Ho fermato parce è un po’lontano, e vi ho proposto altri temi : concetto generale della pace, per il quale ho scritto un libro ; quindi del generale al privato, l’Europa – sono europeo un ardente, e spesso disperato quindi – che ristagna, e, nell’ordine più particolare ancora, ci siamo fermati su questo tema, che avete scelto, cioè la difesa europea e le sue ambiguità.
Avevo già evocato quel tema 10 anni fa ma ci abbiamo detto tutti e due che 10 anni è lontano, e che è bene di ritornare su quest’argomento, e forse allargarlo su quello della pace, al gradimento delle vostre questioni che attendo con impazienza.
Il mio discorso su : La difesa europea e le sue ambiguità – insisto molto sul termine “ambiguità„ – non saranno lo discorrono ufficiale, ma lo discorrono ufficiale è inevitabilmente lo discorrono vero ? Ne non sono sicuro già da a lungo ….. ma ne giudicherete da lei stesso.
Credo che, rispetto agli altri domini della costruzione europea, quello della difesa sia certamente più caotico perché è segnato da due elementi :
- Il peso esorbitante del partner americano dalla fine della ?a guerra mondiale
- La posizione atipica della Francia sulla questione della difesa in particolare.
C’è una costante tuttavia, che riguarda questa difesa europea, è l’egemonia americana. È accettata, ieri come oggi, e costituisce un buono alibi per i governi europei per moderare i loro sforzi in questo dominio.
Vi propongo, in prima parte, una specie di constatazione abbastanza critica, quindi, in seconda parte, una sintesi un po’più impegnata sul futuro di questa difesa europea.
Questa constatazione, lo comincerò brevemente poiché parlo dinanzi ad ascoltatori informati, ma comunque prenderò in considerazione 3 o 4 basi perché i problemi della difesa europea d’oggi non vengono di da nessuna parte e che si possono capirle soltanto risalendo un po’nella storia di questa costruzione europea.
Immediatamente alla fine della guerra, gli americani réembarquant i loro soldati, gli europei, qualsiasi solo, come grandi, hanno fabbricato ciò che si chiamavano “l’Unione dell’Europa occidentale„, che era un’alleanza militare. “Il colpo di Praga„ ed il blocco di Berlino hanno, da 1949, ed alla nostra domanda, fa ritornare gli americani in Europa e la NATO – Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, è stata creata che ha immediatamente inghiottito l’Unione europea occidentale che era ancora nei lembi e che è diventata una bella addormentata nel bosco, e non si è mai svegliato, poiché è morta oggi.
La prima base è il riarmo della Germania. La questione, per noi, europei, erano : Come stiamo inquadrare questa Germania, di cui si avevano ragione di diffidarsi ancora ? Si è avuta l’idea dell’CED – Comunità europea di difesa -. Riguardata i fondi battesimali dalla Francia nel 1954, e rifiutata, lo stesso anno, dal Parlamento francese in occasione di un voto abbastanza straordinario dove la collusione dei gollisti da un lato, dei comunisti dell’altro, ed anche della metà delle Socialisti, ha permesso di rifiutare un trattato di ciò che non era nulla di diverso che la creazione di un esercito europeo, che avevamo, noi, francesi, proposta. Ciò vuole dire che abbiamo respinto la prospettiva, fin dalla partenza, di un pilastro europeo in Alliance, cosa che, per me, fu un errore colossale. Vi citerò soltanto un passaggio di un articolo che DE GAULLE scriveva nella NEW YORK TIMES, la 21/01/1954 : “Io garantiti che l’esercito europeo non si farà. Farò tutto ciò che sarà in mio potere di intraprendere contro essa, io lavorerò con i comunisti per sbarrargli la strada, inizierò una rivoluzione contro essa, preferirò ancora associarmi ai russi per fermarla. Non passerà, lo ripeto, io farò la rivoluzione per impedirla.„ Vi leggerò, tra poco, un’altra citazione di de Gaulle che dice rigorosamente l’opposto, ma i grand’uomo non sono al riparo dalle contraddizioni.
La seconda base è il ritorno al potere del generale de GAULLE nel 1966. La Francia esce dalla NATO con scontro, e si possono avere due letture. Io, ero un piccolo capitano di stato maggiore in un corpo di armata francese in Germania che, all’epoca, era completamente integrata nella NATO. Posso dirli che la decisione di de Gaulle “di trasferire„ di Francia, con una brutalità estrema, tutto e questo poteva là avere di alleati, a cominciare da parte degli americani, togliere tutti i campi, tutte le basi logistiche, aeree, ecc. , è stato, si non si ricorda più abbastanza, una vera catastrofe per i nostri alleati poiché li privavano del territorio francese, che era veramente il perno della difesa dell’Europa. De Gaulle ha preso là rischi assolutamente incredibili e, dio cioè affittato, ciò nonostante, i russi non hanno attaccato. La scomparsa della minaccia sovietica rende la questione oggi obsoleta. Per me, il problema non è più di riformare Alliance, ma, al contrario, superarla, cioè di astrarsene poiché vi ritornerò tra poco.
La terza base si situa nel 1991, dopo la caduta della parete di Berlino, e più ancora, l’implosione del mondo sovietico e del Patto di Varsavia, con alla chiave, una crisi esistenziale della NATO. Questa crisi è straordinaria poiché la NATO, alleanza strettamente geografica e difensiva, avevano ragion d’essere soltanto rispetto al nemico che era di fronte, cioè il Patto di Varsavia che, bruscamente, scompare. In occasione di un pranzo, all’epoca, con il sig. COLBY, un vecchio proprietario del CIA, mi aveva dato un articolo di giornale intitolato : “La NATO ha bene fatto il suo lavoro, occorre scioglierlo.„ Credo bene che avesse ragione.
Non è ciò che fu fatto. La guerra iugoslava nel 1992 è arrivata a punto per dare una seconda vita alla NATO, dare agli americani ragioni per prolungare la NATO facendo completamente fuori zona a questa perché era stata creata.
La quarta base l’anno 1999 è segnato, fra molte altre cose, dal vertice di Washington, che segnava le cinquantenne della creazione della NATO, e con il vertice europeo di Colonia durante il quale si è deciso di passare da 15 membri a 25 (siamo 27 oggi). Quest’anno 1999 è stato segnato anche dalla creazione di un embrione di difesa europea che i grafici qui di seguito illuminano gli europei si sono dato le missioni quì sopra, dette di Petersberg, del nome di un piccolo villaggio in Germania dove erano state meditate. L’Europa si dotava di missioni che avrò qualificato come “esotici„, poiché esse si nulla a vedere con la difesa dell’Europa, 4 stricto sensu. Strutture sono state create ed è almeno così importante.
Queste strutture, su questo grafico a sinistra la NATO, a destra l’Unione europea, sono il ricalco di quelle della NATO, con una piccola sfumatura dal punto di vista delle forze di lavoro : 60 per la NATO, 1 per l’UE. Ecco l’ordine di dimensione. Nel dominio del stratégique+opérationnel, sotto le due sbarre, a sinistra la NATO, con un ordine americano e dei subordinati al Nord ed al Sud che dispone al totale di 13000 uomini al livello degli stati maggiori. È molto. Del nostro lato, del 1999 a ora, non abbiamo nulla, o piuttosto abbiamo un ordine “designato„ ed uno stato maggiore mezzala-armata cioè che si crea uno stato maggiore soltanto quando si ha bisogno di fare qualcosa, in mancanza di avere strutture europee permanenti.
Non è semplice. Ad ogni intervento : ex Congo belga, Centrafrique, Darfur, e, attualmente la pirateria nel Golfo Persico, si fabbrica qualcosa, in mancanza di avere queste strutture. La quinta ed ultima base è, dall’inizio dell’anno, l’applicazione del Trattato modificatore detto di Lisbona. Questo testo, che è un sostituto del progetto di Trattato costituzionale al quale aveva lavorato il sig. GISCARD di ESTAING come il Presidente, è una specie di trattato di note a piè di pagina, ma nel dominio della difesa, è meglio di nulla. Questo Trattato li ha comunque dotati del Presidente permanente del Consiglio europeo – Monsieur VAN ROMPUY, ex Primo Ministro belga – rinnovabile 2 anni, cosa che eviterà il turnover con i presidenti che cambiavano ogni 6 mesi, e soprattutto egli ha crea, ed è importante, questa cima rappresentando dell’Europa per la politica estera e per la politica di difesa. Questa cima che rappresenta è attualmente la signora ASHTON, un britannico. È presidente anche vice della Commissione e presidente dell’agenzia. Non so se potrà prendersi tutte le sue responsabilità, ma lo spero. Non sono completamente pessimista ma non neppure completamente ottimista. Ciò che è spiacevole è che, nel progetto del sig. GISCARD di ESTAING, questa funzione si chiamava ministro degli esteri. Gli inglesi hanno rifiutato categoricamente ogni idea di dare un nome simile a qualcuno di Bruxelles. Era completamente inconcepibile per loro. In questo stesso progetto di Trattato, si prevedeva di dotare l’Europa di una bandiera, di una valuta, di un inno, ecc.…. Là ancora gli inglesi hanno rifiutato che ciò SIA SCRITTO nel Trattato, e non è scritto – anche se in pratica quello esiste – e quindi ciò è scomparso del Trattato. Gli inglesi non vogliono intendere parlare di tutto ciò che potrebbe somigliare ad una personalizzazione dell’Europa.
Concluderò su questa constatazione, un po’impegnata e non rigorosamente neutrale, con l’analisi del sig. Nicolas Baverez, che considero come un buono analista in molti domini senza condividere tutte le sue opinioni politiche, su ciò che aveva chiamato : “la doppia menzogna che fonde la NATO„. Era abbastanza forte come opinione. Diceva : “in primo luogo gli USA danno a credere che accettano un’indipendenza autentica dell’Europa, mentre non è così, e, in secondo luogo, gli europei pubblicano una volontà di difesa autonoma senza darsi i mezzi„. In altre parole di bei discorsi e non sovvenzioni e condivido completamente questo parere.
Lo schizzo qui di seguito mostra un raffronto recente – anno 2008 – tra gli USA e l’Europa. La popolazione degli USA è di 300 milioni, quella dell’Europa è di 492 milioni, ed il PIL, in giga euro è quasi identico : 12000 miliardi di euro. Siamo dunque una potenza economica quasi identica.
In compenso il bilancio di difesa degli USA è di 395 Mlds di euro, non compreso le spese afferenti ai due conflitti che conducono, mentre il nostro è di 162 Mlds di euro, cioè una relazione di 21/2 contro 1 circa. Si potrebbe dire la stessa cosa, ed a volte peggiore per quanto riguarda gli altri domini, in particolare per il ricerca e sviluppo – molto importante, poiché ciò costituisce punti di vista a lungo termine – dove la relazione è di 6 contro 1. Gli USA mettono dunque 6 volte tanto un denaro per il ricerca e sviluppo che ne non mettiamo noi stessi. Ma il ricerca e sviluppo è doppio, cioè che tutti i risultati di questi lavori hanno ripercussioni, a termine, nel dominio civile, in particolare per le comunicazioni : l’Internet d’oggi è un’invenzione pura militare americana alla partenza. Un raffronto ancora più che parla : ogni americano, “della culla alla tomba„ dà 1200$ per la sua difesa, mentre un europeo ne dà 400, cioè 3 contro 1. Benché siamo più numerosi di loro diamo molto meno che in materia di difesa. Inoltre, ed è molto importante, queste cifre non riflettono lo spreco incredibile che deriva dalla giustapposizione – e dell’esistenza in essa stessa – di 27 bilanci di difesa europei senza alcuno coordinamento praticamente, poiché nessuno vuole liberare ciò che fabbrica. Una mutualizzazione nel dominio della fabbricazione d’armamento potrebbe essere organizzata ma non, nulla esiste salvo l’eccezione aeronautica.
Certamente, l’Europa non ha le stesse ambizioni geopolitiche, geostrategici che gli USA, né la stessa filosofia che riguarda il ruolo della forza nella gestione degli affari del mondo, ma, a potenza economica comparabile, la divergenza delle capacità strategiche tra loro e ci diventano, nel corso degli anni, abissali, poiché aumenta ogni anno. È la spiegazione principale all’assenza d’influenza politica dell’Europa nel mondo anche in cui i nostri interessi sono molto direttamente impegnati da allora nuoce dei tempi, come al Medio Oriente ad esempio. Sono i governi europei che sono responsabili di questa situazione e non gli americani.
Ho già sollevato alcune ambiguità a proposito dell’Europa, ma due attori hanno un comportamento particolarmente ambiguo riguardo alla difesa europea : il Regno Unito, da un lato, e gli USA dall’altro.
Nel 1998, una grande riunione, a livello presidenziale, ha avuto luogo a Saint-Malo, tra gli inglesi ed i francesi. Ha fatto in modo che si siano chiamati gli accordi di Saint-Malo. Abbiamo creduto, allora, che il Regno Unito andasse finalmente raggiungere il continente, liberare i suoi ormeggi oltre ad Atlantico e diventare infine un buono europeo. Non è vero. Gli inglesi non pensano quello della totalità. Dall’entrata della Gran Bretagna nell’Europa, nel 1972, (si sarebbe bene fatto, peraltro, non di farla entrare, come de Gaulle si opponeva del resto ; aveva rifiutato la sua entrata due volte), e fino al 1998, gli inglesi hanno sempre rifiutato ogni implicazione della questione di difesa nel campo d’azione della Comunità europea. In occasione del Trattato di Amsterdam, nel 1997, gli inglesi hanno rifiutato ogni idea di integrare l’UEO, la bella addormentata nel bosco di cui parlavo tra poco, nelle strutture dell’EUROPA. Ecco perché considero che Saint-Malo non è una conversione, ma una scelta estremamente pragmatica. Del resto gli inglesi sono sempre pragmatici ed hanno ragione. Hanno voluto garantirsi la direzione nel dominio della difesa che, ai loro occhi, ed hanno certamente ragione, resterà molto a lungo ancora intergovernativo e non comunitari. Poiché non vogliono intendere parlare del comunitario, quando occorre liberare della zavorra, ebbene liberano della zavorra nel dominio dell’intergovernativo, la cui difesa resterà certamente l’ultima roccaforte. Le citazioni che vi consegno, di personaggi politici inglesi, sono chiare, in particolare quella del sig. Douglas ALEXANDER, ministro incaricato degli affari europei sotto il governo di BLAIRE. Nel 2006, diceva : “non credo all’identità politica dell’Europa. Mi preoccupo anche dell’importanza data ai simboli dell’Europa, la sua bandiera, il suo inno, che rischiano di accreditare l’idea di una forte identità politica.„ Il Sig. Gordon BROWN, l’attuale Primo Ministro diceva, in un articolo del mondo del marzo 2007, sotto forma d’interrogativo : “l’Unione europea è ancora utile tra le nazioni ed il mondo globalizzato ?„ Il sig. BLAIR aveva esattamente la stessa concezione dell’Europa e sono contento che non sia diventato il Presidente e che il Sig. Van RAMPUY gli sia stato preferito. Non faccio processi, non si fanno processi nel dominio della geopolitica, si fanno constatazioni ed io constata che non faremo l’Europa della difesa, per il momento, con gli inglesi e del resto noi non faremo l’Europa molto corre con gli inglesi, contrariamente a ciò che un certo modo politico in Francia potrebbe fare pensare. Tuttavia non dico che un giorno gli inglesi non trasferiranno bordi e non diventeranno europei ancora più ardenti di tutti gli altri, come è di POLYEUCTE, ad esempio, nel teatro classico, questo nuovo ne convertito che rompe molto più idoli al giorno che tutte le verità che credono di tutta la loro vita. Gli inglesi sono come quello, non li cambieranno e non occorre che li cambiano perché si ha bisogno di loro poiché sono. Sono di un pragmatismo estremo che li ha condotti a liberare brutalmente, senza preoccuparsi delle conseguenze, e senza impegnarsi in guerre inutili come quelle che abbiamo condotto, noi, in Algeria ed in Indochine ad esempio. Non li trasformiamo, per il nostro ciecamente, in cavallo di Troia, che sono già, che viene a mettere il disordine nell’Europa che proviamo a costruire così penosamente.
Gli USA, oggi poiché ieri – e là anche è soltanto una constatazione – considerano come che vanno da sé loro controllano strategico dell’Europa, opinione rafforzata ancora oggi dalla loro visione piuttosto girata verso l’Asia, in particolare la Cina. Hanno dunque bisogno che l’Europa non pone loro problemi e che resta sotto il loro controllo strategico, in un modo o nell’altro. Alcune citazioni illumineranno quest’atteggiamento. Signora Condoleezza Rice, ministro degli esteri, segretario di Stato del signor BUSH, diceva nel 2001, nel momento in cui prendeva il suo lavoro (non avrebbe forse detto quella un po’più tardi) : “Lavoriamo oggi, noi americani, tramite la NATO, a forgiare l’Europa per la quale nostri grandi padri e nostri padri hanno combattuto in due guerre mondiali„, o anche “il lavoro enorme che rimane da fare per costruire l’Europa che vogliamo, noi, americani.„ In altre parole : restate calmi, europei, si sa fare, si è già venuti due volte a causa delle vostre guerre civili, dunque si continuerà. Nel suo libro “la grande scacchiera„, (se non la avete letta, leggete), BRESINSKI, il grande consulente in America, detto : “La colonna vertebrale della sicurezza europea dovrà estendersi dalla Francia all’Ucraina poiché l’Europa è la testa di ponte della democrazia„, cioè l’Europa è la testa di ponte della nostra democrazia americana. È una visione centrata sugli USA di cui non occorre stupirsi. Occorre la conoscenza, semplicemente. Un po’più lontano, diceva : “se i legami transatlantici, tra l’America e l’Europa, si dilatassero, se ne sarebbe finito della supremazia dell’America in Europa.„ Si potrebbe pensare che l’arrivo del signor OBAMA cambierà ciò. Certamente ci sarà cambiamenti interni considerevoli, in particolare con 30 milioni di persone che potranno accedere alle cure, senza fare la coda. Nella politica estera anche ci saranno cambiamenti, signor l’OBAMA mostrerà certamente più ascolto riguardo ai suoi alleati, meno arroganza di signor il BUSH, ma allo stesso tempo molto più esigenza ; ci sarà allora più difficili rifiutare ciò che ci sarà chiesto. Occorre sapere che la politica estera anche di un grande vaso che gli USA, dove l’esecutivo ed il legislativo sono infinitamente più equilibrati che da noi, è dotata de plus di un tipo di gestione. Tuttavia, al modo dei grandi vasi in cui si dice che hanno difficoltà a trasferire su loro erre, il grande vaso americano non cambierà politiche estere come quella, come ne andrebbe dal Lichtenstein o dal Lussemburgo. E sono convinto che signor l’OBAMA continui a servirsi da NATO come i suoi predecessori, a servire gli interessi americani, per allargare ancora la NATO a trovo spaventoso – contro gli interessi europei ; che vorrà trasformare la NATO in una specie di ONU bis, cioè che esce completamente dal suo ruolo strettamente militare e che fa tutto, ovunque ; che si opporrà, intelligentemente certamente, all’indipendenza strategica dell’Europa via gli inglesi oggi, ed i Turchi domani, se si facesse la sciocchezza di integrarli nell’Europa ; che signor l’OBAMA è semplicemente il Presidente degli USA e che difenderà gli interessi degli Stati Uniti, siccome è il suo dovere. Non smonterà dunque le basi americane permanenti installate in Romania, al Kosovo, in Bulgaria e che costituiscono gli avamposti degli USA per la sua politica in Asia centrale. Signor l’OBAMA non è un rivoluzionario, è piuttosto nello spirito di una EISENHOWER che non era un conservatore smussato. Quando ha lasciato gli affari, ha fatto un indirizzo alla nazione che condanna il complesso industriale-militare dicendo : “diffidate di questi tipi, porteranno gli USA alla catastrofe. „ Dalle sue memorie ho tratto questa frase, che signor l’OBAMA potrebbe prendere al suo conto : “C’è soltanto un modo di abbordare qualsiasi problema internazionale : gli STATI UNITI INNANZITUTTO.„ L’ammiraglio DOWAY, eroe americano che, tra l’altro cose, ha colato ciò che restava della flotta spagnola nella baia di manille nel 1884, diceva : “Il mio paese soprattutto, che abbia torto o ragione.„ CARLO MAGNO, NAPOLEONE, de Gaulle hanno fatto la stessa cosa.
La mia SECONDA PARTE è una sintesi un po’più impegnata.
La politica europea di difesa si chiama ora la politica di sicurezza e di difesa comune ; è il nuovo acronimo che ha preso in considerazione il Trattato di Lisbona. Li ho detti che :
- In primo luogo, le missioni erano diventate “esotiche„, cioè molto eccetto veramente la difesa collettiva del territorio dell’Europa.
- In secondo luogo, non c’è ordine operativo.
- In terzo luogo, non ci sono forze eserciti, soltanto un tipo di serbatoio di 60000 uomini, con un po’di marina ed un’aviazione si arrotonda a 100000, nel quale si è giudizioso pungere quando si ha bisogno di inviare gente ai Darfur, al Congo, ecc.…
La difesa europea è dunque 100000 uomini, di fronte a 2 milioni di uomini sotto le bandiere in Europa, cioè 5 % del totale delle forze eserciti sotto le armi oggi. In altre parole, tenendo conto anche della modestia estrema delle missioni, e dei mezzi, che ci siamo dati, la difesa europea non ha strettamente nulla da vedere con la difesa dell’Europa, che spetta alla NATO, cioè al suo contributore principale : gli Stati Uniti, almeno per i 21 membri dell’Europa che sono anche membri della NATO. Circostanza aggravante, questa specie di concetto di cui ci ribattono gli orecchi sulla necessità della complementarità tra la NATO da un lato, e la politica europea di difesa d’altra parte. Dovremmo considerare ciò come un postulato, di cui occorrerebbe rallegrarsi. Ciascuno deve svolgere il suo ruolo, la sua divisione, senza duplicazione inutile, dicono gli americani, cioè : alla NATO, la difesa, in senso largo, ed all’Europa le missioni esotiche dette di Petersberg.
Considero questo dogma estremamente pericoloso poiché rifiuta, senza dubbio possibile, l’obiettivo della difesa comune dell’Europa cioè un’indipendenza strategica dell’Europa che è tuttavia iscritta nei testi, compreso il Trattato di Lisbona, la quale indipendenza strategica è la prima condizione dell’indipendenza politica molto breve. Ma come si può rivendicare, noi, europei, un’indipendenza politica se noi non diamo i mezzi di un’indipendenza strategica ? Tutti i capi dei governi europei si dicono : perché dovremmo darci i mezzi – del denaro – per garantire il nostro destino poiché la NATO, cioè gli americani, principale contributore, è incaricato di quella responsabilità ? Perché spendere più che ciò che è strettamente necessario per inviare 3000 uomini ai Darfur, poiché abbiamo la NATO che si occupa della nostra difesa ?
Così 500 milioni di europei dipendono, per la loro difesa, la loro sicurezza, da 300 milioni di americani – e di Canadesi per fare buona misura.
La precisazione che chiedo è : che hanno appena detto è politicamente accettabile, per governatori che sarebbero veramente responsabili ? Non è letteralmente scandaloso fare dipendere il destino da 500 milioni di europei della buona volontà di 300 milioni di americani ? Il problema non si pone differentemente. Lo direte che capite, ma che durante i 45 anni di guerra fredda ci si è molto bene adattati di quello, che sono gli americani che li hanno liberati, che li hanno difesi, che hanno costruito l’attrezzo della guerra fredda e che hanno condotto i russi a fermare. Certamente, ma vi direi che sono diversi tempi ; l’Europa è uscita dalla ?a guerra mondiale completamente esangue, e gli americani, dal punto di vista economico, ne hanno in gran parte approfittato. Ma, oggi è terminato. Abbiamo 12000 Mlds di PIL, come loro ; siamo così ricchi come. Perché occorrerebbe che continuavamo a dipendere da loro ? All’epoca della guerra e della guerra fredda, i nostri interessi erano gli stessi poiché si trattava di impedire all’Unione sovietica di venire “a fare bere i loro serbatoi„, se oso la metafora, alla Rochelle. Ma ora i nostri interessi ed i loro non cessano di divergere e, quindi, questo concetto di difesa comune è viziato alla base. Aggiungerò che le concezioni degli europei da un lato, e degli americani dall’altro, sulla gestione mondiale in particolare, mi sembrano sempre più incompatibili. Noi, europei, secondo me, non possiamo accettare più questo mito, che si dispiega in tutti i giornali, dell’America : la nazione “necessario„ cioè quella che ha la missione divina di portare nel mondo la libertà, la democrazia, ed i valori umanistici. Considero, io, che questo mito Wilsonnien continua a essere portato da OBAMA come dai suoi predecessori, e fin dal suo discorso di conferimento di mandato, diceva : “Siamo pronti ad essere ancora una volta coloro che mostrano la via nel mondo„ ma quale via ? La concezione degli Stati Uniti dell’occupazione della forza nel regolamento degli affari del mondo mi sembra, ad esempio, per noi, europei, completamente inaccettabile. Non direi che gli americani sono grezzi, perché conosco perfettamente l’esercito americano, ma dispongono di una potenza militare, senza precedenti nel mondo, e che non è per niente di ritirarsi, così tanto arduo soltanto non sanno non utilizzarlo all’eccesso. Direi di Dresda a Hiroshima, fino all’Afghanistan, per non risalire agli indiani, egli ne fu così. Quando gli americani vogliono fare l’apertura di Avranches per la divisione PATTON, fanno un tappeto di bombe su 15 km di ampio uccidendo 30000 Normanni. Non è un processo, semplicemente, quando si dispone di tale forza militare, si non può non usarlo. In Afghanistan – è una profezia – gli americani perderanno, purtroppo ! , perché sono respinti e lo saranno sempre maggiormente da parte di una popolazione di cui pretendono di guadagnare il cuore. Perderanno, non perché sono meno umani di un soldato tedesco o francese, ma perché sono elaborati come quello ; non hanno del resto più nulla di umano con l’attrezzatura che fa scomparire il tizio dietro tutti i cosi ed i trucchi che “li vestono„. Direi che è la loro cultura militare che li rende inabili a questa strategia del cuore e che farà che questa guerra si concluderà male per loro, e dunque per noi anche poiché ci si è con loro. È per questo che considero che la nostra partecipazione a questa guerra è un grave errore. Noi, i francesi e tutti gli altri, indipendentemente dal lavoro straordinario che sarà fatto da loro nel loro angolo, ciò non avrà alcun peso sul risultato finale che dipende completamente dal capo della coalizione, cioè gli Stati Uniti. Vi leggerò tra poco alcuni estratti di una lettera di un capitano che ritorna d’Afghanistan, di cui tacerò il nome perché non abbia difficoltà, ma che è abbastanza significativo. Infine, dirò che gli interessi degli americani ed i nostri divergono, soprattutto, e sempre più, sul modo di trattare con la Russia. Il modo di vedere degli Stati Uniti è completamente diverso dal nostro per quanto riguarda l’Asia centrale, le ex Repubbliche Sovietiche musulmane, la Cina, e soprattutto il grande Medio Oriente. La grande BRODEL, di cui sto rileggendo il suo : “Identità della Francia„, che ha molto parlato del Mediterraneo, deve girarsi nella sua tomba, “mare nostrum„ diceva i latini, ebbene gli americani si sono istituiti gli arbitri esclusivi dei problemi del Medio Oriente mentre sono allo stesso tempo gli attori diretti, ai lati di Israele. Come si può ci allo stesso tempo essere il sostegno assoluto di Israele e decretare l’arbitro del conflitto ? È aberrante !
Ancora una volta, per me, mi sembra irresponsabile di chiedere agli Stati Uniti impegni principali che sarebbero incapaci di tenere riguardo all’Europa, sebbene ne dicano, ed ancora più irresponsabile, ed anche indegno governi europei, di attendere da altra, cioè gli Stati Uniti, ciò che si potrebbe assumere sé con 12000 Mlds di euro di PIL, se tuttavia ne avessimo il coraggio politico, cioè quello di assumere il nostro destino.
Sono certamente un po’eretico su questa divergenza crescente tra gli Stati Uniti ed inducenteci di questa impossibilità di avere una difesa comune attraverso la NATO. Tuttavia, oltre a signori Alain Minc e GISCARD di ESTAING che hanno scritto in questo senso non c’è molto a lungo, esiste 2 o 3 testimoni americani su questo argomento, di cui Robert KAGAN che ha scritto : “La potenza e la debolezza„, nel 2003, la cui 1a frase è : “È tempo di cessare di fare come se Europa e Stati Uniti condividessero la stessa visione del mondo o anche se vivessero su uno stesso pianeta„. Patrice Higonet, il professore di Histoire francese a Harvard, francofono e francofilo, scriveva in Le Monde della del 3/11/2004 : “Stiamo vivendo una grande svolta nella storia di questa vecchia coppia – Stati Uniti/Europa – ; un divorzio oggi mi sembra inevitabile„. E quindi ho rilevato recentemente, in Le Monde della del 5/11/2009, un articolo che evoca uno studio recente di un grande think serbatoio americano, sotto la firma di signori CHAPIREAU e WHITNEY, questa frase : “Gli europei hanno un colloquio con gli Stati Uniti una relazione infantile e feticista, nutrito di illusioni la cui prima è quella che gli interessi degli americani ed europei sono fondamentalmente gli stessi, ed il secondo è l’illusione secondo la quale la sicurezza dell’Europa dipende ancora dalla protezione americana.„ I governatori dell’Europa, tra cui il nostro che ci ha appena fatto rientrare nella NATO, dovrebbero leggere il giornale ogni tanto !
La logica, che mi sembra primaria, della mia opinione è che la NATO, che fu un’organizzazione militare molto integrata, e di cui dobbiamo rallegrarsi perché abbiamo guadagnato la guerra fredda senza tirare un colpo di cannone, non è più ciò che ci occorrono oggi per la difesa dell’Europa. La NATO è diventata, al contrario, un’esca per gli europei che aspettano dagli Stati Uniti, o fa semblant di aspettare dagli Stati Uniti, la garanzia che questi non possono più dare loro. È per questo che sono molto preoccupato per il tropismo atlantiste ambientale di quest’illusione di una Comunità fusionale Stati Uniti/Europa, che sembra divisa dal Presidente della repubblica, il ministro degli esteri, ed il segretario di Stato agli affari europei, e che considero che il ritorno della Francia nella NATO è un’idea sbagliata politica, di cui, con altri, mi sono spiegato più volte, invano certamente. La questione oggi non è di sapere se si eserciterà più influenza nella NATO che oltre alla NATO, ma di sapere quale è il migliore cammino verso un’indipendenza strategica dell’Europa, che non passa comunque per la dipendenza riguardo all’America, anche se signor SARKOZY ha detto : “è fuori questione di rientrare nella NATO senza contropartite tangibili, che riguarda progressi significativi per la difesa europea„. Li attendo sempre. Nel giugno 2012 avremo una NATO che cesserà di volere, sotto l’influenza americana, essere un’ONU bis ? Avremo, in questa NATO, che abbiamo appena reintegrato, un vero pilastro europeo e non un pilastro nordamericano e 26 posti europei, cosa che ci toglie ogni voce in capitolo, ovviamente ? Avremo un posto di comando operativo degno di questo nome per condurre le operazioni, e quindi, infine, noi avranno affermato che siamo pronti ad assumere la nostra difesa, anche senza gli americani, se si verificasse che loro non siano pronti di assumerla nell’ambito della NATO ?
Auspicherei, io, che la Francia resti alla punta di questo combattimento per l’indipendenza strategica dell’Europa e che lo dica su e molto ma, purtroppo ! non sono sicuro che sia il cammino che sta prendendo.
In una nota del 17 luglio 1961, il generale de GAULLE scriveva : “Si parla dell’unità dell’Europa, ma non ci può essere personalità dell’Europa se l’Europa non ha la sua personalità dal punto di vista della difesa. La difesa è sempre alla base della politica. Quando non ci può difendersi, o si conquista da alcuni, o si protegge da altri. Occorre che l’Europa abbia la sua personalità dunque la sua difesa ciò vuole dire che gli occorrono una Direzione, un Piano e mezzi che siano suoi. C’è la NATO. Cosa la NATO ? È la somma degli americani, dell’Europa e di alcuni accessori, ma non è la difesa dell’Europa da parte dell’Europa. È la difesa dell’Europa da parte degli americani.„ Esattamente l’opposto di ciò che diceva nel 1954 ! Non sono gollista, perché non si può essere gollista avendo fatto la guerra 5 anni in Algeria, ed avere visto come questa guerra si è penosamente conclusa. Ma quando leggo quello, mi ridefinirei volentieri come un gollista-europeo, cosa che non è la stessa cosa di un gollista nazionalistico.
D.LEROY : Grazie per il calore e la passione di questa relazione. Ci sono, credo, molte questioni…
Questione 1 :
Grazie per la vostra relazione. È appassionante, ci avete fatto entrare nel cuore della difesa. Sono per l’entrata della Turchia nell’Europa, in modo molto intuitivo, non come voi che avete una visione molto ampia. Tuttavia siete contro l’entrata della Turchia. È un’entità importante – 80 milioni di persone rispetto alla Francia, alla Germania. Cosa vi fa dire non ? non penso che sia la religione, dopo averli ascoltati, e la distanza dell’Europa non sia neppure la ragione determinante. Per finire allargarsi a 43, perché non ? Quale limite occorrerebbe prendere ?
Questione 2 :
Vorrei dire perché sono CONTRO l’entrata della Turchia. Richiamate un tempo dei colonnelli in Grecia. Si è eliminata la Grecia, si era 18 al Consiglio d’Europa, si è passati a 17, ma la Turchia è restata nel Consiglio d’Europa. La ragione per la quale il Consiglio d’Europa esiste è il RISPETTO dei DIRITTI dell’UOMO. Ma quale era, all’epoca, oltre alla Grecia, il paese che non rispettava neppure i diritti dell’uomo : la Turchia. Osservate come è stata risolta la questione cipriota, e ciò che ne è oggi.
Il generale COT :
A partire dal momento in cui uno Stato non rispetta i diritti dell’uomo, non ha il suo posto al Consiglio d’Europa e non dovrebbe avere il suo posto nell’UE i Turchi non rispettano i diritti dell’uomo, e non sono sicuro che volere rispettarli, cosa che avviene a Cipro è significativa, e la Turchia è riuscita a dividere in modo perenne Cipro. È uno scandalo. Ma il rispetto dei diritti dell’uomo è fondamentale. Se sono pronto a difendere la Grecia contro la Turchia nell’ambito della U.E, nonostante tutti i problemi che esistono e che non sono risolti, è perché, loro, sono capaci di dire la parola di CAMBRONNE alla Turchia.
L’entrata della Turchia nell’Europa è un affare terribilmente complicato, e controversa – c’è almeno 3 o 4 congressi, alla settimana, su Internet sulla questione – e rispetto coloro che non condividono le mie idee. Si può portare risposte soltanto secondo un certo numero di convinzioni che si hanno e la risposta varia dunque in funzione di queste convinzioni. Da parte mia, vedo l’Europa poiché de Gaulle vedeva la Francia, cioè come un essere potenziale, qualcosa che ha una busta carnale, una pelle alla quale occorrono limiti. Ma, e tutta la questione è là, dove mettere questi limiti perché l’Europa che vedo resto l’Europa, con una certa unità di civilizzazione, ecc. , ecc.…, mentre altri vedono l’adesione all’Europa condizionata dal semplice rispetto dei criteri di Maestricht, di Amsterdam, di Roma o di Lisbona. L’Europa sarebbe allora un club dove basta soddisfare criteri : rispetto dei diritti dell’uomo, regole economiche, ecc.… per essere membro. Perché, di conseguenza, non fare entrare nella Nuova Zelanda e l’Australia ?
Ho avuto 2 studenti turchi a Reims, in, e molto spesso, la questione dell’adesione della Turchia è stato evocato. Avanzavo l’argomentativo seguente per giustificare il mio rifiuto : noi, abbiamo fatto l’Unione europea, gli Africani, difficilmente, stanno facendo una specie d’Unione africana, ma, in compenso, in questo vasto caos che è il parente ed il Medio Oriente, non c’è nulla, da cui i drammi che non datano un ieri, quello data dalle crociate. Cosa vedete, in questo vasto caos, quale Stato può emergere come capace di federare un giorno questa regione per fare qualcosa che somiglierebbe ad un’unione media orientale ? Io, vedo soltanto la Turchia, tenuto conto del suo passato, tenuto conto di ciò che non è arabo, ma di ciò che è musulmana. Non vedo anche che la Turchia per regolare definitivamente il problema di questa ciste della presenza di Israele in questo Medio Oriente. Se noi, europei, togliamo la Turchia di questa regione geostrategica per riappenderla, al margine, all’Europa, toglieremo a questo Medio Oriente ogni possibilità di federarsi un giorno attorno ad uno Stato federativo capace di creare qualcosa che somiglierà all’UE la mia opinione non è dunque contro la Turchia, ma, al contrario, egli porta la speranza che questa parte del mondo, che resta ancora estremamente problematico possa infine un giorno federarsi. È del resto un po’la svolta che stanno prendendo, ponendosi siccome mediatore, ed avvicinandosi a tutti i loro vicini. La Turchia è un paese enorme : sulle 6 vecchie repubbliche musulmane sovietiche, 5 sono di lingua turca, i legami con l’Iran risalgono alla notte dei tempi, che deve meglio fare che ad integrare l’Europa. Non respingo la Turchia, voglio che faccia meglio. È un messaggio d’ottimismo.
Questione 3 :
Ho, penso, molto ben seguito ciò che avete detto, ma resta una questione : La difesa, per che ?
Il generale COT :
È la buona questione. Il buono soldato è quello che si dice : Quale possibilità ! Vivo in un tempo in cui non vedo alcuna guerra all’orizzonte. Il cattivo soldato è quello che dice : Non c’è più nulla a raschiare in questo mondo, non ci può più squartarsi da nessuna parte. Naturalmente, mi rallegro che, oggi, non vedo l’inizio dell’inizio di io non sanno quale grande cattivo lupo che vorrebbe venire ad invadere l’Europa. Ma quando osservate tutti i drammi ai quali abbiamo potuto, noi, europei, essere confrontati dalla notte dei tempi, la maggior parte di loro, non li sono mai visti venire. Non parlo di ATTILA né di GENGIS KHAN, ma nel 1938, a Monaco, si convinceva che HITLER non fosse così un cattivo tipo che quello, e che non si muoverebbe. Il lavoro, non soltanto di un soldato, ma di un uomo politico non è di scommettere sul bel tempo ma sperare il bello tempo perpetuo, senza tutto di puntare su questo bello tempo perpetuo, perché le cose del mondo evolvono a volte con una tale brutalità che è necessario essere in grado di opporsi a minacce stricto sensu o anche rischi di cui si è incapaci di definirli oggi. Ci sono molti rischi di questo tipo.
Senza parlare dei terroristi, ci sono tutti questi continenti morti di fame – nel tempo si parlava del pericolo cinese – e questa gente che viene verso i paesi “ricchi„. Ebbene, se non siamo capaci, noi, i ricchi, di interessarli dei poveri, interessarli della salute del pianeta, come ecologia, non so in quale dramma ci troveremo, se non, ma almeno i nostri bambini o nipoti. Penso che il fatto di costituirsi in un’unità di 500 milioni di europei, che avrebbero punti di vista comuni sulla prospettiva delle cose di questo mondo, sarebbe certamente il buono mezzo per affrontare minacce che sono incapace, oggi, di definire con esattezza.
Abbiamo tutti globuli bianchi e tutta una rete linfatica che fabbrica senza sosta questi globuli bianchi così utili per lottare contro i microbi e le malattie. Quando non ci sono malattie si li conserva comunque, è più ragionevole, è “il principio di precauzione„. Sono per il mantenimento “dei globuli bianchi„ e tutta la questione oggi è di diffondere questa necessità di precauzione. Sono Presidente vice di un’associazione che si chiama : “civismo, difesa, esercito, nazione„ il cui scopo è di dire che non siamo Cassandre, ma che questo mondo non è sicuro, e, ne siamo alcuni, che non è la Francia, molto sola, la Germania, molto sola, o la Spagna che possono affrontare ciò che può noi arrivare. È insieme che dobbiamo riflettere ed organizzarsi. La minaccia può rivestire diversi aspetti, altro che i conflitti stricto sensu. Può essere i tsunami dell’Asia, il dramma di Haiti o altra cosa. Per i tsunami, siamo stati incapaci, noi, gli europei, di impegnarsi generalmente ed inviare la brigata o la divisione umanitaria di cui si parla da 20 anni. In Haiti siamo stati infoutus di impegnare una forza europea rapida. Tutto quello si tiene. C’è più oggi, trattandosi dei rischi e delle minacce, nessuna frontiera tra ciò che si chiamava precedentemente la difesa civile, o i rischi interni, i rischi delle grandi catastrofi, e la difesa con minacce precise. Dobbiamo progettare difese, o piuttosto apparecchi di sicurezza capaci di affrontare mucchi di cose di cui non si immaginano oggi ciò che potranno essere domani o dopodomani. Non crediamo che sia abbassando completamente le nostre guardie a noi, europei, che ci servivamo meglio.
Questione 4 :
Avete qualificato le strutture permanenti “di fai da te„. Penso che al livello della gestione non si possano avere cose chiare : la complessità chiama strutture complesse, ma uno impedito non l’altro, le strutture possono essere permanenti.
Credo che la presidenza girevole non fosse così una cattiva cosa nella misura in cui ciascuno rappresenta una corrente democratica che potrà precisamente, un giorno, portare tutte le componenti a volere un sistema federativo, che desidero.
Avete evocato KAGAN che difende piuttosto la forza che la norma, ma l’Europa è la norma : dare alla Francia, all’ ONU, tutto il suo peso, la sua filosofia per fare passare il diritto prima. Avete detto anche che la difesa è alla base della politica ; KLOVITZ diceva che la guerra è l’estensione della politica con un’altro modo. Estendete la difesa ad aspetti ecologici, ed avete ragione. Ma quale è la filosofia che è dietro ? Quale è la vostra filosofia di base ? La guerra è l’estensione della politica con altri mezzi o non ? La guerra non è un destino ma un modo aberrante di riduzione delle tensioni inevitabili o necessarie
Il generale COT :
Sono un soldato pacifista, ed anche del genere antimilitarista ! Credo che il vero obiettivo dell’umanità sia la pace. Sono anti Klovitzien poiché l’umanità è fatto molto male stabilendo questo proverbio : “la guerra è l’estensione della politica con altri mezzi„, come una verità intangibile. Credo precisamente che la guerra non sia l’estensione della politica. La vera politica, degna di questo nome, non dovrebbe precisamente considerare la guerra come un attrezzo fra altri di raggiungere scopi politici, dunque sono contro KLOVITZ. Sono piuttosto per i grandi strateghi cinesi dell’antichità che consideravano che si potevano molto bene, se si è intelligente, se lo vuole, guadagnare le cose senza fare la guerra. Sono convinto del progresso, sono convinto che l’umanità possa alzarsi verso l’assoluto, chiamato “il punto omega„, che è un punto teologico, ma che può anche rompersela “bocca„. Un giorno si è chiesto a THEILLARD di CHARDIN : “voi dette che l’umanità monta verso il punto omega, tutto c’è perfetto, ma come mettete HITLER nella vostra costruzione ottimista ? „ Aveva risposto : “sapete, è come in montagna, più si si alza, quando ci si rompe la bocca, si cade molto da alto„. Sono, come lui, un ottimista ragionato e, precisamente, perché ci si può rompere la bocca, egli occorre impregnarsi si rischia.
Questione 5 :
Penso comunque che ci sia una mancanza di mezzi. Lo sforzo di guerra, di difesa mobilita somme straordinariamente elevate, ed in che entriamo in periodi in cui questo sforzo di difesa sarà sempre più contestato. In Francia, abbiamo un solo portaerei nucleare e ne non ce ne sarà un secondo, siamo dunque già in quello schema. Una parte della prosperità della Germania viene per il fatto che si è disarmata, ed ha dedicato pochi sforzi in questo dominio.
Dunque, problema di mezzi ed in misura maggiore non ci sono prospettive prospettive. Le guerre del futuro non avverranno in Europa. Lo sa molto bene. Sarà la guerra dell’acqua o quella delle materie prime, o anche l’aumento incredibile della Cina. Cosa una difesa europea in un contesto che si mondializza e che si muove fondamentalmente verso i teatri del Medio Oriente e dell’Estremo Oriente ? Inoltre, dirò che l’America non è in una situazione migliore, ed in più, è in una fase di contraddizione profonda. Trovo che il vostro ragionamento manca, almeno per l’Europa, di mezzi geostrategici.
Il generale COT :
Felicemente, e fino a nuovo ordine, non ci sono minacce dirette che riguardano il territorio dell’Europa, ma potremmo avere un’altra ambizione che quella che abbiamo oggi, noi, europei, e potremmo considerare, all’esperienza di tutte le guerre civili che ci siamo consegnati da allora sempre, che possiamo portare al mondo molto più e meglio di noi non lo facciamo.
Potremmo portare la nostra esperienza umanistica, e, così, militare se necessario, in tutti i drammi che vive il mondo attualmente. Sono convinto, a averlo sperimentato con giovani, che quel concetto, che chiamo “Europa, potenza saggia„ cioè capace di portare nel mondo il frutto delle sue esperienze personali, tra cui del resto quella dell’amicizia franco-tedesca trovata, ci darebbe molto più pesi e ci permetterebbe di agire con qualsiasi altra filosofia, di qualsiasi altro attrezzo, in qualsiasi altro modo che lo fanno gli USA. Ma l’obiezione a ciò sarà immediatamente : ci sono 3 milioni di disoccupati ed i fondi mancano.
È vero, ma la Francia non è il paese che ha il più sciabolato nei suoi mezzi finanziari di difesa, anche se ha comunque praticato incoronate di tagli scuri, il cui ultimo è in corso d’applicazione. Le nostre azioni nel mondo, ed in tutte le ipotesi che si possono immaginare, non richiederanno attrezzi anche sofisticati, e quindi anche costosi, soltanto quelli di cui avevamo bisogno, contro i russi ad esempio. Stiamo vivendo una transizione tra il materiale militare iper sofisticato, come il serbatoio Leclerc, i portaerei nucleare, l’aereo colpo di vento, ecc.…, ed un altro tipo d’attrezzatura che non sarà più necessariamente così esigente per andare ristabilire l’ordine alla fine fondo dell’Africa o del Medio Oriente. Penso che occorra fare un tipo di sintesi tra la volontà di agire per il bene nel mondo ed i mezzi che, per giungervi, non sono più completamente così costosi come erano per battersi contro i sovietici. Avete ragione, avrei dovuto dirlo meglio poiché credo molto molto a questo ruolo dell’Europa nel mondo. Ma non avremo questo ruolo se non siamo più uniti di quanto lo siamo e se non abbiamo attrezzi comuni, tra cui, del resto, degli attrezzi d’intervento umanitario immediati. Ho la debolezza di credere, oltre a tutti i problemi domestici che abbiamo, che questa specie di grande intenzione della questa “Europa saggia„ potrebbe appendere una gioventù spesso sconcertata ed oggi terribilmente individualista.
Questione 6 :
Li ho ascoltati con grande piacere poiché condivido molti vostri punti di vista. Ascoltandoli, pensavo spesso a Paul VALERY. “In sguardi sul mondo„, aveva scritto, prima della ?a guerra mondiale, “l’Europa aspira a essere diretto da una commissione americana„. La vostra dimostrazione sulla volontà degli americani di predominare l’Europa è perfetta, è la loro strategia. Il problema dell’Europa viene dalle elite dirigenti ; non hanno un’ambizione europea, hanno ambizioni di protezione. Le forze politiche francesi sono atlantistes in modo ovvio, indipendentemente dalle loro dichiarazioni. Per costruire l’Europa, occorre avere un’ambizione europea, che presuppone una separazione con gli USA, e che esige una difesa. Questa difesa può essere adattata ad una guerra più moderna, ad una guerra asimmetrica, ecc.… è vera. Ma per ciò, occorrerebbe che i dirigenti francesi siano convinti della cosa. Ho incontrato un futuro eleggibile alla carica di presidente, socialista, che considerava che la Russia non era l’Europa, ma “de Gaulle parlava dell’Europa che va degli Oural all’Atlantico„ lui ho dice. Lo ha osservato come se uscissi dai tempi vecchi ed abbia detto : “ho voluto dire che è europea la gente che partecipa ad elezioni europee.„ “La Svizzera non è dunque in Europa secondo voi ?„ Questo dialogo illustra il grande problema dell’Europa, ripiegata su essa stessa e non percepita come un’entità capace di svolgere un ruolo importante, e senza mezzi per realizzarlo.
Si parla molto anche dell’Estremo Oriente. Ho fatto parte della 1a delegazione che è stata in Cina nel 1965. Ci si è spiegati le carte che c’era a giocare, e le sono abbandonate. Occorre essere all’altezza delle sue ambizioni, le ambizioni passano per le elite e le elite devono essere convinte.
Il generale COT :
Conoscete i parametri dell’eurobarometro ? Se consultate le eurobarometri, constatate che gli europei come tali sono molto più ardenti per l’Europa che lo sono i loro governi. A tutte le questioni come :
Estati per un esercito europeo ? Per una sede unica di rappresentante permanente al consiglio di sicurezza ? La risposta è SÌ.
Ciò che dette siete capitale : non sono i cittadini dell’Europa che mettono bastoni nelle ruote, sono la gente che le governa. Lo slogan, di molti paesi europei, “sull’Europa che protegge„, è desolando. Io, non voglio di un’Europa che protegge, io vogliono di un’Europa che irradia. Chirac alla fine del suo “regno„ aveva detto, in una conversazione privata : “oggi gli immaginari sono stancati„. Non sono stancati, ne non ce n’è più. Trovate : MONNET, di GASPERI, SCHUMAN, Paul Henri SPAAK. Gente che porta l’Europa nel loro cuore e nel loro cuore non esiste. C’è soltanto gente che vuole proteggersi ed anche fare riapparire il nazionalismo servendosi per quello dell’Europa, o seminando nel disordine.
Questione 7 :
Mi chiedo precisazioni sull’adeguatezza tra l’ambizione dell’esercito, la sua utilità, e l’armamento (portaerei, colpo di vento…) di fronte alle missioni che ci si sono date, in particolare umanitari. Non si ha nulla fa in Europa e non è i portaerei che faranno quello. Attualmente l’esercito francese si occupa della questione somala. Si è bene fatto di andare in Afghanistan ? È una missione dell’esercito ? E se è una missione dell’esercito, si potrà farlo con l’armamento ? Mi chiedo come si può vedere l’esercito emergeva su questa “cosa„. Non è ovvio molto.
Il generale COT :
Una delle soluzioni, se sono il vostro ragionamento fino alla fine, sarebbe di eliminare l’esercito. Perché non ? Costa Rica ne non ha. È un altro argomento. Il Sig. OBAMA ha detto che il suo obiettivo finale generale sarebbe di eliminare l’armamento nucleare nel mondo. Se lo fa, dirò BRAVO ! Occorrerebbe che, i francesi e gli inglesi, mettevamo anche il nostro armamento al rencart. Ma è difficile fare quello prima che loro lo abbiano fatto. Un mondo senza esercito è forse concepibile, ma è come se diceste che si può immaginare una giustizia senza gendarmi. Ma per presentare criminali dinanzi ad un giudice, occorre prenderli, fare indagini, ecc.… Nello stesso modo, quando nel mondo delle despote di qualsiasi pelo massacrano a merlo la loro popolazione come la hanno fa in Ruanda, in Jugoslavia, in Somalia ed altrove, come si può, se si ha la volontà, fermare la braccio del massacreur, se non si hanno gli attrezzi adeguati per farlo ? Non si possono soltanto inviare medici senza frontiere o ONGS dell’aiuto cattolico. Se fossimo stati organizzati nel mondo, avremmo potuto fermare POL POT, MILOSEVIC ed altro bene prima che i massacri siano perpetrati, io sanno che parlo, in particolare in Bosnia. Un mondo senza esercito e senza gendarme è un mito idilliaco.
Questione 8 :
Ma con quali armi ?
Il generale COT :
Con altre armi che quelle con le quali ci si batteva contro il Patto di Varsavia e l’Unione sovietica, è una certezza. Abbiamo bisogno, oggi di più uomini e meno di grandi materiali. Avere, da noi, serbatoi straordinari e serbatoi ecc. sarebbe eccessivo e superfluo per operazioni come quelle dell’Afghanistan o dei Darfur, ad esempio. C’è una grande inerzia in tutto ciò ed il materiale costruito prima della caduta della parete di Berlino, nel 1989, dispone ancora di 30 anni di vita. Dunque non lo mettiamo nella pattumiera ma non costruiamo più lo stesso. Si costruiscono blindati più leggeri, ecc.… Se ciò può riassicurarli, si sono comprese molte cose e ci si adatta, noi, i soldati.
D.LEROY :
Non avete letto la lettera del capitano d’Afghanistan. Potrebbe essere una buona conclusione, non credete ?
Il generale COT :
La mia promozione di Saint-Cyr si chiama DIÊN BIÊN PHU. Abbiamo preso come figliocci, egli là A2 anni, dei giovani che uscivano da Saint-Cyr ed uno di questi figliocci, che ritornava d’Afghanistan, un giovane capitano, che comandava un centinaio di uomini, ha inviato una lettera ad uno dei miei compagni per dirgli ciò che pensava dell’Afghanistan. Vi leggo alcuni estratti senza rivelare il suo nome :
“Mi interrogo su 2 punti.
- l’americanizzazione della gerarchia. Gli americani occupano tutti i posti – chiavi, cosa che è normale, tenuto conto del livello del loro impegno (ad eccezione degli inglesi che riescono a tirare il loro spillo del gioco). Il nostro parere a noi, francese, è trascurato nei processi decisionali, il rischio di questo processo è che le nostre truppe siano trascinate in una guerra che non controllano, con obiettivi e metodi che non sono nostri. In realtà, subiamo questa guerra, siamo costretti a sottoporrci alla volontà altri cioè americani.
- Il secondo punto è la strategia nuova degli americani. Non si tratta più di convincere gli insorti, la priorità che mantiene è di guadagnare i cuori e gli spiriti della popolazione secondo la formula dedicata. Ma noi non faremo mai amare, potremo avere alleati di circostanza, poiché siamo potenti ma resteremo sempre l’occupante straniero “
Aggiungo, io che conosce perfettamente ciò che fanno i francesi in Afghanistan, che i francesi fanno un lavoro straordinario e che, loro, si fanno amare. Sanno fare. È dell’atavismo ma ciò non ha alcun’importanza poiché non siamo destinati, non più i francesi che gli americani, a restare in Afghanistan. Ritorneremo, ma occorre che il governo afgano, e tutta l’amministrazione che è intorno, stabilisce la carneficina. Sono loro che devono farsi amare, non noi. Ma là, è ancora più che dispera che in Asia. Il Sig. SARKOZY diceva, durante la sua campagna : “Non è significativo che restavamo in Afghanistan.„ Ma come voleva fare piacere agli americani, ha aggiunto uomini.