Comunicato e dichiarazione finale
del Consiglio esecutivo
riunito a Weimar ed Iéna
dal 1° al 4 luglio 2004
Il Consiglio esecutivo della società europea di cultura si è riunito a Weimar ed Iéna dal 1° al 4 luglio 2004, su invito “di Europäisches Centrum für Innovationen„ e “di Collegium Europaeum Jenense„. Si è trattato della prima riunione dal rinnovo dei mandati effettuato dall’assemblea generale nella sua XXVe sessione ordinaria (Romania 2003). La riunione a Weimar si è arricchita del significato di un ritorno dopo oltre trenta anni. Allora, i lavori ebbero il senso e l’intensità che dava la coscienza dei limiti misurati, nella volontà di rifiutarli, degli ostacoli superati, questi essendo dovuti all’appartenenza a due blocchi politici ed ideologici chiusi ed ostili. Ora, al contrario, ha potuto svolgersi all’interno di uno stesso sistema – ancora che più o meno realizzato – per molto, nell’appartenenza ad un unico argomento politico, per molti, anche senza cambiare valute.
Secondo la pratica, l’ordine del giorno era diviso in due parti, una riservata ai lavori interni, l’altra ad un dibattito generale su un tema d’attualità.
Nell’insieme, i resoconti dei vari organi hanno documentato un anno denso d’attività, dove tutti i doveri istituzionali sono stati compiuti, di molte iniziative prese, sullo slancio della sessione plenaria di Bucarest, dedicata al tema “della cultura e le culture, in Europa ed oltre„, sessione i cui atti sono stati pubblicati e diffusi. A sottolineare l’inventario in corso fin da archivi della società, che risponde alle esigenze della tutela e migliora le possibilità della ricerca.
- Le manifestazioni per il centenario della nascita di Umberto Campagnolo fondatore del S.E.C., legate alla presentazione di un manoscritto del 1943-44 sulla costituzione d e l’Europa, pubblicato sessanta anni dopo, ha permesso il loro inserimento nel vivo di un dibattito della più grande attualità.
- Al capitolo dei centri nazionali, ha particolarmente attirato l’attenzione l’attuazione di studi delle fonti del pensiero e di una ricapitolazione critica degli sviluppi della società, nell’idea, precisamente, di un ressourcement dell’oggi. In un ordine di preoccupazioni apparentato, è stato fortemente insistito sull’importanza di una migliore trasmissione verso l’esterno del messaggio del S.E.C considerando le sue possibilità di contributo certo alle attese del momento.
Basi per la sessione plenaria del 2005 sono state poste *, di nuove adesioni accolte.
Il contatto con la città di Weimar, alto luogo della cultura tedesca ed universale, è stato reale, grazie alla configurazione del programma. Una conferenza sui problemi della comunicazione è stata offerta all’università di Iéna.
Il pellegrinaggio al Gedenkstätte Buchenwald si è rivelato tanto più che rovescia che egli era guidato da un ex prigioniero : l’artista principale Jozef Szajna, attuale Presidente del nostro centro polacco.
La più viva valutazione è stata espressa ai colleghi del S.E.C. Christian W. Wolff e Martin Hermann per l’ospitalità offerta e l’organizzazione prodotta, che hanno permesso lo svolgimento eccellente della sessione.
* Da allora, i passi hanno progredito : La sessione avrà luogo a Venezia, dal 31 marzo al 3 aprile.
Il dialogo intra europeo dell’Est all’Ovest : nuove sfide
Fin dai suoi inizi, la società europea di cultura ha riconosciuto nel dialogo est-ovest, che rischiava allora di interrompersi, un compito primordiale per la politica della cultura. E quando, infatti, cortina di ferro e parete lo resero precario e difficile, lo giudicò tanto più necessario e vi dedicò sforzi tanto più determinati.
Quest’obiettivo costante mai non ha tuttavia trascurato di essere adattato alla sede nei loro cambiamenti, cioè alle esigenze che andavano modificandosi con l’evoluzione dei tempi – o che al contrario restavano le stesse, nonostante gli aspetti. Sono da evocare qui i periodi della guerra fredda caratterizzati come disgelo, coesistenza pacifica, rilassamento.
Nell’avanzamento nel corso degli anni, la coscienza di sfide diverse si è presto realizzata, di sfide ancora più vaste, così come prendevano forma con i fenomeni della globalizzazione. Ha riguardato all’interrogazione la possibilità “di un dialogo globale„.
Alla svolta della storia degli anni 1989-90, così ben nominato die Wende, dialogo est-ovest cessò di essere minoritario ; diventò il fatto anche della politica ai sensi ordinaria. Allora la S.E.C ha visto la necessità del momento nella sua pratica assidua e senza riserve, mentre il suo principio non doveva più essere difeso.
Oggi, la questione ridiventa nuova dinanzi al fatto che l’Unione europea copre ormai un territorio di venticinque paesi, che nominati del suo Parlamento li sono i delegati di una popolazione. di 450 milioni di persone.
L’Unione europea rappresenta certamente una possibilità storica alle implicazioni straordinarie, una garanzia di pace, se non assoluta, almeno di un’entità che non è forse mai esistita prima. Perché allora abbiamo diciamo, piuttosto che “nuove possibilità„ : “nuove sfide„ ? Il dibattito ne ha mostrato la fondatezza. Prima di tutto, non è sembrato superfluo anche all’interno della società, di ricordare con forza la natura essenziale della sua “européanité„. Ai sensi di questa, il dialogo intra europeo non è affatto legato a frontiere, né vecchie, né nuove ; non conosce altro limite che quella dello spirito europeo. Ciò deliberato, è risultato che questo dialogo appare oggi polarizzato dalla formazione dell’Unione europea aumentata. Di fronte all’approvazione, c’è a tenere conto, oltre al magma dell’indifferenza, delle manifestazioni di scetticismo, d’apprensione, di rifiuto ; ed anche d’altre parti, di sensazioni d’esclusione. La critica trova motivazioni in ciò che è considerato come l’insufficienza d’idealità rispetto ai calcoli d’opportunità politica. Si è parlato anche del deficit di democrazia, questa certamente il quale vegliare incessantemente e sempre a riconquistare.
Affinché la possibilità resti tale e si consolidi, sfide titaniche aspettano di essere sollevato. Queste sfide appartengono al campo della politica della cultura. La politica della cultura, per la quale la cultura si fa funzione di una storia che sia manifestazione dello spirito umano. Se si accetta di prendere in prestito per l’unione d’oggi I “immagine del cantiere, si vede un’armatura posta sul suolo ; la costruzione ha i suoi contorni, ma qu„ ne è delle fondazioni ? Una migliore informazione sul progetto, ancora che necessario, non basterà a scavarli ed a garantire la base robusta. Occorre per ciò suscitare la partecipazione dei popoli, delle persone. Costruita con la collaborazione convinta degli europei, potrà diventare sicura, duratura ed assumere la forma che più principalmente corrisponderà alle necessità del momento storico presente.